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JOHN ELIOT
L'APOSTOLO
DEGLI INDIANI |
1. Introduzione
2. Breve
biografia iniziale
3. Eliot
comincia il suo lavoro di missionario
4. Primi,
gloriosi successi spirituali
5. Gli
Indiani crescono spiritualmente
6. Il
lavoro di John Eliot viene vanificato dalle sfrenate
invasioni coloniche
7. Epilogo
8. Quale
fu il segreto di John Eliot?
1.
Introduzione
"JOHN ELIOT"
(1604-1690)
fu uno dei primi missionari, e probabilmente
il più grande, che svolse il proprio
ministero fra gli Indiani dAmerica.
Egli è anche conosciuto
come l«Apostolo
degli Indiani».
Anche se ebbe un grande
successo come missionario, la
vocazione primaria di Eliot fu il ministero da
lui svolto nella chiesa di Roxbury.
Egli non era missionario
nel senso più stretto del termine, ma un
ministro congregazionalista, uno dei
padri della chiesa della Nuova Inghilterra
coloniale.
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John Eliot
giovane
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Tuttavia, la sua
dedizione nel portare il cristianesimo fra gli Indiani fa
di lui uno dei più grandi missionari della storia, e
molti dei suoi metodi sono validi per tutte le epoche.
2. Breve
biografia iniziale
John Eliot nacque in Inghilterra;
fece i suoi studi a Cambridge, dove si laureò nel 1622,
dopo aver fatto un tirocinio utile per il suo futuro
ministero.
Fu
consacrato ministro nella chiesa anglicana ma,
poiché egli era un anticonformista, qualsiasi
ministero di predicazione in Inghilterra sarebbe
stato per lui precario e limitato.
Così, dopo aver svolto per
diversi anni il suo servizio come insegnante in una
scuola, sotto la guida spirituale del grande padre
puntano Thomas Hooker, egli
salpò per lAmerica, dove maggiori sarebbero state
le possibilità per il suo ministero.
Nellestate del
1631 Eliot giunse sano e salvo nel Massachusetts, una
colonia fondata da poco meno di due anni.
Anche se la Nuova Inghilterra
appariva come una zona remota e non ancora civilizzata,
Eliot si sentì come a casa sua.
Nel
giro di un anno i suoi tre fratelli e le sue tre
sorelle, come pure la sua fidanzata, lo raggiunsero
nel Nuovo Mondo.
Dopo aver trascorso un
anno a Boston come sostituto pastore, Eliot accettò una
chiamata per la chiesa di Roxbury,
dove già si erano stabiliti molti suoi amici e vicini di
casa provenienti dallInghilterra.
Roxbury
era un piccolo insediamento di coloni vicino alla
frontiera a circa tre chilometri da Boston; e là, nellottobre
del 1632, John
Eliot e Hanna Mumford si sposarono
con un rito civile: era
il primo matrimonio registrato in quella città.
Come avveniva a tanti pastori
impegnati nelle colonie, i primi anni del ministero di
Eliot furono spesi per supplire alle necessità del suo
gregge.
Cerano indiani nelle vicinanze, ma le loro
occasionali visite a Roxbury non suscitavano particolare
interesse. Erano Indiani pacifici, e i colonizzatori
accettarono la loro presenza senza preoccuparsi troppo di
evangelizzarli.
Molti abitanti della Nuova
Inghilterra, compresi alcuni ministri, erano infatti
convinti che il crescente tasso di mortalità fra gli
Indiani (dovuto alle malattie importate dallEuropa)
fosse il mezzo usato da Dio per «purificare
il paese» in favore «del Suo popolo».
Gli Indiani venivano
considerati una fastidiosa seccatura che rallentava il
progresso della civiltà.
3. Eliot
comincia il suo lavoro di missionario
All'età di quarant'anni,
cioè non prima del 1644, Eliot cominciò a
impegnarsi seriamente nel lavoro missionario.
Non ci fu una chiamata mediante
un sogno, come quella che ebbe l'apostolo Paolo quando
doveva andare in Macedonia. Non ci fu neanche un solenne
mandato. Ci fu semplicemente un bisogno, ed egli era
disponibile.
Per
prima cosa s'impegnò a studiare la lingua.
Gli
ci vollero due anni di intenso e massacrante lavoro
intellettuale per imparare il dialetto del
Massachusetts, appartenente all'idioma
Algonquin, lingua
non scritta, caratterizzata da suoni
gutturali e inflessioni di voce.
In questo difficile compito fu
aiutato da Cochenoe, un
giovane indiano fatto prigioniero nella guerra con i
Pequot. Cochenoe
fece da maestro a Eliot, e lo accompagnò per diversi
anni anche in veste di interprete e assistente.
Prime
predicazioni.
Nell'autunno
del 1646 Eliot pronunciò il suo primo sermone
a un gruppo di Indiani che vivevano nella zona.
Era il banco di prova da cui
sarebbero risultate le sue effettive capacità di
comunicare, ed egli non voleva fallire.
Malgrado gli sforzi, il
suo messaggio non venne recepito; gli Indiani «non
lo presero in considerazione» né «diedero
retta a esso; anzi erano annoiati e disprezzavano
ciò che dicevo».
Dopo
un mese Eliot predicò di nuovo,
questa volta a un gruppo più numeroso di
Indiani riuniti nel wigwam (tenda
dei pellirosse) di Waban,
e la reazione fu senza dubbio migliore.
Gli Indiani ascoltarono
intensamente per più di un'ora e, quando il
sermone fu terminato, essi posero delle domande.
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John Eliot
predica agli Indiani
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Eliot, più tardi, descrisse
queste domande come «curiose, meravigliose e
interessanti».
Eliot rispose ad alcune di esse
ma, poi, usando il suo intuito missionario e un po' di
psicologia, limitò il tempo per le domande «decidendo
di lasciarli con un po' d'appetito».
Prima di andar via, Eliot
distribuì dei doni, dolci e mele per i bambini, e
tabacco per gli uomini.
Per la prima volta aveva
sperimentato il sapore del successo, e «se ne andò fra
molti ringraziamenti».
Due settimane
dopo questo incontro incoraggiante, Eliot ritornò
accompagnato da due pastori e un laico,
proprio come aveva fatto durante le sue prime visite.
Ci
fu una maggiore partecipazione di Indiani
incuriositi, e l'incontro fu proficuo.
Eliot cominciò con una
preghiera, insegnò ai bambini a recitare scritture e,
naturalmente, anche i genitori imparavano mentre
ascoltavano. Poi predicò sui dieci comandamenti e
sull'amore di Cristo. E, durante questo messaggio,
alcuni Indiani si commossero.
Seguì nuovamente una serie di
domande;
particolarmente difficile fu
rispondere a una di esse:
«Perché nessun
uomo bianco ci ha mai detto queste cose prima?»
Nei mesi
successivi, Eliot continuò a visitare il wigwam di
Waban due volte alla settimana;
qua impartiva regolarmente lezioni e pronunciava
sermoni di evangelizzazione, preparati e ripetuti con
cura meticolosa nella complessa lingua Algonquin.
Gran parte del ministero gravava
su di lui, ma egli si avvalse attivamente dell'aiuto di
altri, tra cui alcuni pastori della regione e diversi
membri della sua chiesa.
Il loro entusiasmo incoraggiò il suo spirito e
consolidò l'opera missionaria nei momenti difficili.
Viaggiare comportava sempre grandi difficoltà e
percorrere i sentieri accidentati era faticoso, ma niente
poteva spegnere l'ottimismo di Eliot: «Per
tutto l'inverno non abbiamo avuto neanche un giorno di
brutto tempo, quando andavamo a predicare agli Indiani.
Il Signore sia lodato».
4. Primi,
gloriosi successi spirituali
Con il passare delle
settimane e dei mesi alcuni Indiani si convertirono,
e cambiamenti notevoli si manifestarono nelle loro
vite.
Un rapporto,
pubblicato circa un anno dopo il primo incontro di Eliot
con gli Indiani, documentava il seguente progresso:
«Gli
Indiani hanno abbandonato completamente i loro powwow [assemblee
dei pellirosse]. Hanno stabilito la preghiera mattutina e
serale nelle loro tende. Stanno diventando laboriosi e
fabbricano oggetti da vendere durante l'anno. D'inverno
vendono scope, stufe, pentole per anguille e cestini; in
primavera, mirtilli, pesce e fragole. Le donne stanno
imparando a filare».
Avere una zona
destinata esclusivamente agli Indiani cristiani era
ciò che stava particolarmente a cuore a Eliot e agli
Indiani stessi.
Eliot
era convinto che bisognasse separare i nuovi convertiti
da quelli che non avevano alcun interesse per il vangelo.
Gli Indiani, d'altra parte, desideravano avere un posto
tutto per loro.
I colonizzatori bianchi avevano
costruito fattorie e recinti, limitando le attività di
caccia e di pesca degli Indiani.
Eliot fece un appello in loro favore presso la Corte
Generale, e agli Indiani venne concesso un territorio di
migliaia di ettari, a ventinove chilometri di distanza, a
sudovest di Boston, in un angolo fuori mano del
territorio Natick.
Gli
Indiani non sollevarono obiezioni riguardo al
trasferimento e, ben presto, fondarono la
città di Natick,
comunemente conosciuta come «la
città di preghiera».
Natick non fu concepita come una tipica colonia indiana.
Furono costruite delle strade e a ogni famiglia fu dato
un appezzamento di terreno. Per l'influenza di Eliot,
alcuni edifici furono costruiti secondo lo stile europeo,
ma la maggior parte degli Indiani scelsero di vivere
nelle proprie tende.
Eliot stabilì una forma biblica
di governo, basata sul piano formulato da Jetro in Esodo
18:21.
Suddivise la popolazione della città in decine,
cinquantine e centinaia, e mise un uomo a capo di
ogni gruppo.
La civiltà dell'uomo bianco divenne
il modello a cui i cristiani indiani erano tenuti a
conformarsi.
Per Eliot, il vero
cristianesimo non solo cambiava il cuore e la mente, ma
anche lo stile di vita e la cultura. Egli
non riusciva a concepire una vera comunità cristiana se
non inserita nella cultura europea,
e oggi, guardando in maniera retrospettiva, questo
fattore potrebbe essere l'unica grave debolezza del suo
ministero.
Purtroppo
le generazioni di missionari che lo seguirono, a
parte qualche eccezione, perseverarono nello stesso
errore.
The Christian
Commonwealth: Vietato nel Massachusetts come
potentialmente offensivo per il re
Nel suo trattato
"Il Commonwealth cristiano", Eliot
creò un progetto per un governo gestito secondo
i principi giuridici del Vecchio Testamento. Questo
modello sottolineava il potere ultimo di Dio su
tutte le autorità civili.
Nel suo ruolo di missionario, Eliot applicò
questo sistema di governo biblico al piccolo
villaggio cristiano indiano di Natick.
Data la situazione politica del momento in Gran
Bretagna, la Corte del Massachusetts temeva che
le idee di Eliot potessero essere male
interpretate dal re Carlo II, che si sarebbe
potuto offendere per l'affermazione che anche l'autorità
regale fosse subordinata ad un potere superiore.
I giudici del Massachusetts nel 1661 ordinarono
che il libro fosse soppresso e che, chiunque
fosse in possesso di copie del libro avesse
dovuto "distruggerle o renderle illeggibili"
oppure portarli ai giudici locali per lo
smaltimento. Eliot si scusò per eventuali errori
che avrebbe potuto fare nel libro, sebbene
confermasse i suoi principi originari.
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I colonizzatori bianchi,
indignati all'idea che gli Indiani potessero avere fissa
dimora in mezzo a loro, ostacolarono in vari modi la
fondazione di Natick.
Nonostante
ciò, Eliot richiedeva periodicamente ulteriori
concessioni di terreno alla Corte Generale del
Massachusetts e, verso il 1671, aveva
raccolto più di millecento Indiani in quattordici
«città di preghiera».
Il suo ministero veniva esaminato minuziosamente dalla
Corte Generale, ed egli accettava con entusiasmo tutti i
fondi pubblici che venivano destinati ai suoi progetti.
Pur dedicando tempo ed
energie per questioni temporali, l'interesse principale
di Eliot rimaneva il benessere spirituale degli Indiani.
Egli
era cauto e meticoloso nel modo di evangelizzare e,
sebbene avesse visto le prime conversioni dopo aver
predicato agli Indiani solo tre volte, non cercò mai di
forzare i tempi.
Rimandava
di proposito il battesimo e l'integrazione dei
credenti nella chiesa, finché non fosse convinto che
gli Indiani erano veramente consacrati alla loro
nuova fede.
5. Gli
Indiani crescono spiritualmente
I primi battesimi
vennero fatti nel 1651, cinque anni dopo le prime
conversioni.
Così,
anche la fondazione di una chiesa fu rinviata
fino a quando Eliot e gli altri ministri
ritennero che gli Indiani erano pronti per
assumersi incarichi e responsabilità spirituali.
Eliot non si accontentava di una
semplice professione di fede.
Egli desiderava portare
a maturità spirituale i suoi discepoli Indiani e,
secondo il suo punto di vista, ciò poteva essere
realizzato solo se gli Indiani fossero stati in grado di
leggere la Bibbia nella propria lingua.
Con il passare degli
anni le città di preghiera crebbero di numero, e i
cristiani maturarono spiritualmente. Eliot si
concentrò sempre di più nell'istruire gli Indiani e
nel formarli come guide spirituali.
Entro il 1660,
ventiquattro Indiani da lui preparati svolgevano
il ministero di evangelisti in mezzo alla propria
gente, e diverse chiese consacrarono dei ministri
indiani.
In ogni paese furono fondate
scuole, e sembrava che gli Indiani si adattassero bene
alla cultura europea. Il futuro sembrava luminoso, ma
ombre minacciose si profilavano all'orizzonte.
6. Il
lavoro di John Eliot viene vanificato dalle
sfrenate invasioni coloniche
Le invasioni degli
Europei nei territori indiani verificatesi in maniera
sfrenata per decenni, non potevano continuare all'infinito.
L'invasione delle terre, la contrattazione disonesta,
e il maltrattamento degli Indiani avrebbero prima o
poi provocato la vendetta.
Fra
gli Indiani del nord-est c'era inquietudine, e
perfino «gli
Indiani che pregavano»
non sarebbero sfuggiti all'orrore che si
profilava all'orizzonte: la guerra più
sanguinosa della storia coloniale americana.
La guerra del re
Filippo (così chiamata dal capo
di Wampanoag che iniziò le ostilità)
scoppiò nell'estate del 1675,
dopo l'impiccagione di tre suoi guerrieri per
aver ucciso un Indiano che aveva rivelato i piani
di attacco del capo indiano a un governatore
coloniale.
La
guerra - paragonabile a quella che, su scala
più vasta, dovette subire la sfortunata
colonia di Virginia - si concluse con un
disastro quasi totale.
Prima della fine della
guerra (un anno e più dopo il suo inizio)
tredici città e un numero ancor più elevato di
insediamenti coloniali erano stati completamente
devastati. Intere famiglie - nonni, zie, zii, e
piccoli bambini - scomparirono dai registri
coloniali.
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La guerra di
Filippo
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Durante questa guerra
sanguinosa, il dramma degli Indiani «che
pregavano» fu qualcosa di tragico che, a più
riprese, si ripeté nella storia americana.
Essi rimasero lealmente schierati dalla parte
dei colonizzatori bianchi sebbene avessero
legittime rivendicazioni contro l'invasione da
parte di questi nelle proprie terre. Fecero
ciò, nonostante «gli interessi connessi
alla proprietà terriera - secondo Eliot - fornissero
loro ampia occasione di caduta» e anche
quando i Wampanoags (e più tardi altre tribù)
attaccarono, essi aiutarono la milizia coloniale
in qualità di esploratori e di guerrieri.
Il loro aiuto a favore dei colonizzatori fu
decisivo. Ma la loro lealtà e il loro servizio
non bastarono. Le tensioni crescevano sempre di
più, e si sospettava di tutti gli Indiani.
Così, centinaia di Indiani cristiani furono
esiliati a Boston Harbor, «un'isola vuota e
desolata», «spogliati dei loro beni» senz'aver
avuto il tempo di raccogliere quanto possedevano
e costretti a passare un duro inverno senza cibo
sufficiente o scorte.
Eliot li visitò diverse
volte durante quell'inverno terribile,
intercedendo presso le autorità al fine di
garantire loro più cibo e medicine, ma la sua
sollecitudine e simpatia produssero poco aiuto
materiale.
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Gli Indiani esiliati,
comunque, furono più fortunati delle famiglie che si
erano lasciate dietro. Di quelli che rimasero molti
furono uccisi indiscriminatamente da vili colonizzatori
che sfogavano la propria sete di vendetta su qualsiasi
pellerossa.
Quando la violenza fu cessata,
la maggior parte degli Indiani cristiani sopravvissuti
tornò a poco a poco nelle proprie città devastate.
Furono fatti dei tentativi per ricostruirle, ma la vita
non era ormai più la stessa.
Gli Indiani erano stati
indeboliti non solo numericamente, ma anche
spiritualmente. Molti di quelli che si erano arruolati
nell'esercito furono attirati dal liquore dell'uomo
bianco e non si curarono più di cose spirituali.
7. Epilogo
La guerra del re Filippo fu una
tragedia non solo per tutti quegli Indiani e quei bianchi
direttamente coinvolti in essa, ma anche per un sant'uomo
di settantadue anni: John Eliot.
Egli si era dedicato per
decenni, e in modo disinteressato, al suo lavoro
missionario; considerare, ora, gli effetti disastrosi
della guerra era per lui molto penoso.
Ma non si arrendeva facilmente.
Infatti così scriveva: «Posso fare poco,
tuttavia sono deciso, per la grazia di Cristo, a non
abbandonare mai il lavoro, fin quando avrò due gambe per
camminare».
Con il passare degli
anni il suo rendimento diminuì, ma rimase fedele al
lavoro fino al giorno della sua morte,
avvenuta nel 1690 all'età di ottantasei anni.
Sebbene gran parte del lavoro di
Eliot fosse stato rovinato da quella guerra devastante,
egli merita un posto di primo piano nella storia delle
missioni per le sue notevoli capacità organizzative.
Il suo esempio come evangelista e traduttore della Bibbia
preparò la strada a successive imprese missionarie fra
gli Indiani; e non può essere sminuita la sua influenza
nella fondazione della Società per la
Diffusione del Vangelo (SPG: Society
for the Propagation of the Gospel), un
settore missionario della chiesa anglicana che lavorò
attivamente nelle colonie americane.
8. Quale
fu il segreto di John Eliot?
Quale segreto si
nasconde dietro la vita eccezionale di Eliot? Che
cosa lo sostenne durante gli anni di opposizione, di
difficoltà e di delusioni?
Tre
caratteristiche sono degne di nota:
Il suo risoluto ottimismo
La sua abilità nell'ottenere l'aiuto degli altri
La sua certezza assoluta che Dio - e non lui -
operava la salvezza delle anime e manteneva il
controllo della situazione sia nei tempi
difficili sia in quelli buoni.
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Questo
articolo è stato tratto dal libro "Verso
le estremità della terra" di Ruth
A. Tucker edito dall'IBEI. - 1992 -
Si
ringrazia l'
IBEI -
"Istituto Biblico Evangelico Italiano" per avere
gentilmente concesso l'autorizzazione a
pubblicare il contenuto del libro.
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